peso disco

Assunta Legnante Napoli, classe 1978

Pluricampionessa nella specialità del getto del peso e già atleta di altissimo livello, esordisce nel mondo paralimpico nel 2012 dopo aver perso la vista per via di un glaucoma. Fin da subito batte il record del mondo, migliorandolo ripetutamente nel corso dei mesi. Conquista una medaglia d’oro ai Giochi di Londra 2012

Pluricampionessa nella specialità del getto del peso e già atleta di altissimo livello, esordisce nel mondo paralimpico nel 2012 dopo aver perso la vista per via di un glaucoma. Fin da subito batte il record del mondo, migliorandolo ripetutamente nel corso dei mesi. Conquista una medaglia d’oro ai Giochi di Londra 2012

Sono un’atleta della Nazionale italiana di atletica leggera paralimpica nelle specialità del getto del peso e del lancio del disco categoria F11. Sono alta 1 metro e 90 per un tot di chili. […] Non sono stata da subito non vedente, ci sono diventata col tempo, purtroppo. La mia vita è sempre stata sui campi di atletica e con un peso in mano. Sono stata un’atleta della Nazionale italiana di atletica leggera fino al 2009, poi ho cominciato ad avere i primi problemi, di cui ero già a conoscenza, ma che non si erano mai manifestati a quel livello. […] Ho dovuto smettere l’attività agonistica dei normodotati e poi, ecco, da lì è sorto il problema maggiore che è quello della perdita della vista completa.

Getto del peso: una scelta per caso. Ma sinceramente il getto del peso in sé non mi è mai piaciuto. Io sono stata un’atleta catapultata appunto con un peso in mano, proprio perché i risultati hanno scelto per me. Io ero una pallavolista all’inizio, poi, per alcune vicissitudini, […] sono stata inviata e spedita a fare atletica leggera e appunto il getto del peso. Ma a scuola facevo di tutto: correvo, saltavo, però appunto i primi risultati sono arrivati con il lancio del peso. È uno sport in cui devi avere una preparazione fisica importante, nel senso che non è come magari la maggior parte pensa: dove l’importante è soltanto avere delle braccia forti, ma devi essere comunque un atleta veloce, rapido e soprattutto preparato anche mentalmente.

Una questione di testa. Competere ad alti livelli, almeno nel mio caso e per quanto mi riguarda, le vittorie le ottieni anche a livello mentale e non solo a livello fisico. Ci sono delle gare in cui magari è più stancante la preparazione di testa che fisica.

Un’atleta olimpionica. Io da atleta normodotata, in poche parole, dovevo partecipare alle Olimpiadi del 2004 ad Atene, dove avevo fatto pochi mesi prima il record italiano: 18 metri e 95. Mentre avevo a livello indoor già 19 e 20, che è attualmente la misura all time di un’italiana, la migliore in poche parole, in Italia non è mai stata fatta una misura del genere. Nel 2004, appunto, con le visite mediche non mi hanno dato l’idoneità, perché per loro ci vedevo troppo poco e potevo rischiare di perdere la vista. […] E quindi ho dovuto saltare mio malgrado questa Olimpiade. Poi da lì abbiamo continuato ad allenarci in vista di Pechino 2008 e, nonostante i pareri contro, ci siamo riusciti. Io e il mio allenatore della Federazione abbiamo lottato, e ci sono arrivata. Sono arrivata a gareggiare appunto a Pechino 2008 con i normodotati e anche se poi è andata male, la contentezza era tanta, anche se purtroppo lo stress è stato più della felicità e quindi a livello di prestazione non è stata granché. E da lì poi nel 2009 pian pianino gli occhi mi hanno cominciato quasi ad abbandonare. Io ho sempre avuto un problema alla nascita che era un glaucoma congenito, questo glaucoma congenito però non mi aveva mai creato problemi allarmanti perché comunque riuscivo a gestirlo in modo normale, in modo tranquillo, con i medicinali. Poi invece dal 2009 a questa parte i problemi si sono cominciati a rendere più importanti e poi dal 2010 al 2012 ho perso completamente la vista, anche facendo vari interventi chirurgici.

La fase di sconforto. Io dal 2009, che avevo fatto la mia ultima stagione con i normodotati, ho smesso del tutto. Ho abbandonato pista, palestra, ho abbandonato amici dell’atletica, persone che magari volevano starmi vicino, ma io non avevo la forza e la voglia, la voglia soprattutto, di essere presente in quel mondo che mi aveva dato tanto, ma che purtroppo non poteva più essere mio.

Mi chiamò per la prima volta il tecnico della Fispes e mi disse: «Guarda che potresti fare le Paralimpiadi». E io in quel momento ho risposto: «Ma sei matta? Ma come fa un cieco a lanciare un peso?»

Il ritorno allo sport. Io sono stata molto corteggiata dalla Fispes e dal Cip per ritornare a gareggiare e quando – mi ricordo benissimo – mi chiamò per la prima volta il tecnico della Fispes, Nadia Checchini, mi disse: «Guarda che potresti fare le Paralimpiadi». E io in quel momento ho risposto: «Ma sei matta? Ma come fa un cieco a lanciare un peso?». E lei mi spiegò la dinamica, che ci sarebbe stato un tecnico o una guida che mi avrebbe accompagnato in pedana e dà lì poi avrei dovuto fare il gesto come lo facevo prima. E allora lì, dopo una grossa risata, ho deciso di provare. Ho deciso di provare e andò benissimo. Diciamo che a marzo 2012 ho saputo che avrei perso la vista del tutto e quindi sarei rimasta cieca per sempre e ad aprile mi sono fatta tesserare per una  società, appunto quella di Civitanova, dove sono attualmente. Però nello stesso momento da lì a due mesi avrei perso mia madre per un male incurabile. E questa cosa, invece di buttarmi ancora più giù e di rendermi più debole, mi ha resa più forte, perché poi in quel momento non solo ho pensato a riprendere in mano la mia vita, ma [anche] di andare a Londra e spaccare tutto, non solo per me ma anche per mia madre.

Una pioggia di record. Io da lì sono partita col fare la prima gara a maggio 2012 a Torino, che era il mio primo campionato paralimpico, e ho fatto il record del mondo alla prima gara: 13 metri e 22, mentre era 11 metri e 80, quindi avevo battuto il record mondiale di un metro e mezzo se non di più. Sono arrivata a settembre con cinque mesi di allenamento a fare a Londra l’ennesimo record mondiale, facendo 16 metri e 79, che poi ho migliorato nel 2014 arrivando a 17 metri e 39.

Gareggiare per vincere. Sì, in pedana sono molto cattiva: nel senso che, se prima lasciavo qualche gara dove magari mi facevo prendere dalle emozioni, da quando vivo nel mondo paralimpico no, non me lo posso permettere. Nel senso che ho comunque un nome da difendere e quindi... Non mi piace perdere e questo l’ho dimostrato anche l’anno scorso a Doha.

Ho avuto questa possibilità di ricominciare e quindi forse la situazione più importante che ho vissuto, oltre a Londra, è stata quella di rilanciare sopra i 17 metri

Una carriera piena di soddisfazioni. Io a livello di soddisfazioni da normodotata, tra virgolette, ne ho avute tantissime. Io non solo ho ancora […] il record italiano all time tra le atlete normodotate, nel senso che 19 metri e 20 è il record italiano indoor, quindi al coperto, ma è anche la misura più alta che un’italiana abbia mai lanciato. Oltre a quello, ho vinto una medaglia d’argento agli Europei Indoor a Vienna nel 2002 e un campionato europeo nel 2007 a Birmingham. E in tutto questo ci sono comunque varie medaglie tra Giochi del Mediterraneo e tante finali mondiali. Quindi non ho nessun rimpianto e nessuna remora. Ho dato tutto quello che potevo dare, peccato che sia finita così velocemente, anche se 15 anni sono tanti. Però penso che potessi dare ancora tanto all’atletica e l’atletica poteva dare tanto anche a me. Però ho avuto questa possibilità di ricominciare e quindi forse la situazione più importante che ho vissuto, oltre a Londra, è stata quella di rilanciare sopra i 17 metri. Bella la medaglia di Londra, bello rivivere certe emozioni e bello rilanciare sopra certe misure. E quindi quella è stata l’emozione più forte.

Un esempio per gli altri. Sinceramente io non mi sento un simbolo, perché io dico sempre che prima di me c’erano altri non vedenti che facevano sport e che hanno cominciato prima di me nel mondo paralimpico. Forse mi sento un simbolo per chi comincia a conoscere questo mondo e per chi magari si raffronta a me o agli altri miei compagni di Nazionale e quindi chiede aiuto per capire come cominciare o come ho fatto io a riprendermi dall’invalidità.

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Assunta Legnante

Il medagliere

  • 2012 Paralimpiadi di Londra Atletica - Getto del peso F11/12