Il progetto


14403Sul territorio della
città di Ostia vive ancora un piccolo nucleo dei primi atleti paralimpici italiani, oggi 70-80enni. Approdati giovanissimi, tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, al Centro per paraplegici dell’Inail diretto dal professor Antonio Maglio, hanno rimesso in moto le proprie vite attraverso lo sport. Erano operai, agricoltori, pastori provenienti da varie regioni d’Italia che Maglio riuscì a coinvolgere in un progetto di riabilitazione e reinserimento sociale rivoluzionario. Ed erano tutte vittime di infortuni sul lavoro gravi e fortemente invalidanti, che sembravano aver tolto spazio a qualsiasi speranza. Attraverso il duro impegno e la sport-terapia, sono riusciti a diventare dei campioni nazionali e mondiali. Le loro vite e i loro successi di uomini, prima che di atleti, rappresentano un chiaro esempio del forte valore sociale e terapeutico dell’attività sportiva. Il patrimonio di ricordi e narrazioni del gruppo di Ostia è inestimabile: una memoria, in primo luogo orale, sui primordi dello sport paralimpico che rischiava di perdersi. Lo scopo di questo progetto è stato recuperare e mettere a disposizione dell’intera collettività le testimonianze dei diretti protagonisti e/o dei loro familiari e le foto più significative tratte dai loro album fotografici. Le loro vicende individuali, accanto alle immagini di vita sportiva e quotidiana all’interno del Centro Paraplegici di Ostia, permettono di fare luce su un pezzo di storia del nostro Paese su cui finora non si era indagato abbastanza.

Nei decenni successivi lo sport praticato da persone disabili ha vissuto uno sviluppo evidente. Affermatosi come strumento di riabilitazione e di reinserimento sociale, ha accompagnato (e per certi versi favorito) quelle corpose trasformazioni sociali e culturali che hanno modificato profondamente la vita delle persone con disabilità e la stessa percezione comune della disabilità. Il movimento paralimpico ha così conquistato nel corso del tempo il riconoscimento della sua pari dignità rispetto allo sport olimpico, con – a partire dagli anni ’90 del secolo scorso – una crescita vorticosa anche in termini di visibilità mediatica. La gestione e la promozione delle attività sportive per persone disabili sull’intero territorio nazionale è affidata oggi al Cip (Comitato Italiano Paralimpico), che favorisce la pratica agonistica e si occupa dell’avviamento alla pratica sportiva delle persone con disabilità. Attività, quest’ultima, sviluppata soprattutto nelle Unità spinali in accordo con Inail e nelle scuole in accordo con il Ministero dell’Istruzione.

Come succedeva a Ostia decenni fa, anche oggi sono tante le persone che – incoraggiate e sostenute – trovano nello sport una ragione forte di vita: un filo rosso che parte dalla fase pionieristica (e dai primi Giochi Paralimpici, quelli di Roma 1960) e ci porta fino alle moderne edizioni delle Paralimpiadi (quella di Londra 2012, quella di Rio 2016), diventate a tutti gli effetti dei grandi eventi sportivi.

14402Il progetto è costituito da:

  • un sito web pensato e realizzato come un archivio della memoria (con interviste, filmati d’epoca, foto e immagini);
  • un documentario di 57 minuti sulla nascita e lo sviluppo del movimento paralimpico in Italia, i cui protagonisti sono tredici pionieri dello sport paralimpico (e/o loro familiari) e dieci campioni moderni e contemporanei;
  • una mostra fotografica, composta da una selezione delle foto d’epoca più significative.

Una selezione dei materiali raccolti è proposta anche su formato cartaceo, con un numero speciale della rivista “SuperAbile Inail”, edita dall’Inail.

Le interviste agli atleti “storici” e “moderni” sono state effettuate tra marzo e giugno 2016, nei mesi in cui gli atleti più giovani si stavano preparando per le Paralimpiadi di Rio.