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Roberto Marson Pasiano di Pordenone 1944 - 2011

Con 13 ori, sette argenti e tre bronzi paralimpici è l’atleta italiano più medagliato della storia. Ha partecipato a quattro edizioni dei Giochi, gareggiando in tre diverse discipline: atletica leggera, nuoto e scherma. Arrivato al Centro Paraplegici di Ostia in seguito a un infortunio sul lavoro all’età di 16 anni, dal 1980 al 1990 è stato il presidente della Fisha, la prima Federazione italiana di sport per disabili. Il Coni lo ha inserito nella Walk of Fame dei 100 atleti più rappresentativi della storia dello sport italiano

Con 13 ori, sette argenti e tre bronzi paralimpici è l’atleta italiano più medagliato della storia. Ha partecipato a quattro edizioni dei Giochi, gareggiando in tre diverse discipline: atletica leggera, nuoto e scherma. Arrivato al Centro Paraplegici di Ostia in seguito a un infortunio sul lavoro all’età di 16 anni, dal 1980 al 1990 è stato il presidente della Fisha, la prima Federazione italiana di sport per disabili. Il Coni lo ha inserito nella Walk of Fame dei 100 atleti più rappresentativi della storia dello sport italiano

Il ritratto di Roberto Marson nel ricordo della moglie Lucia Sparro

Roberto Marson era un ragazzo che aveva voglia di fare tante tante cose e purtroppo la sorte gli ha detto male: a 16 anni gli cascò un muro addosso e non poté far più niente. In quell'occasione incominciò a venire al Centro Paraplegici, aperto da poco, che era specializzato per questi ragazzi invalidi. Lì incominciò a fare lo sport insieme agli altri, fecero gruppo e piano piano andarono avanti, si fecero conoscere. Le prime volte andavano a Londra, poi piano piano, piano piano, si sono inseriti con le Olimpiadi e sono andati avanti: la squadra è diventata sempre più grande e perciò c’era quest’entusiasmo dei ragazzi e anche noi del personale per aiutarli. Così nacque la squadra dei disabili. Man mano che venivano licenziati dal CPO come malati, creavano una società, infatti in ogni paese di questi ragazzi dimessi è nata una società, in tutta Italia, che piano piano hanno collaborato in qualsiasi modo per questo sport. Le prime volte sono andati a Stoke Mandeville, poi piano piano, piano piano, sono andati in Giappone, sono andati in Australia e in tanti posti. Non è stata sempre facile, però piano piano…

Il matrimonio. Dissi a mio padre: «Voglio andare a lavorare al CPO». Mi disse: «Per carità!». Alla fine di questi tre mesi, che avevo finito il mio tempo, all’unanimità dei tre reparti mi assunsero. E lì lo conobbi come sportivo, infatti loro della scherma cenavano alle dieci di sera e noi del personale del reparto dovevamo aspettare che i ragazzi cenassero, perciò eravamo come una famiglia. Poi piano piano, piano piano, ci siamo affezionati. Un giorno lui mi disse se lo volevo sposare, cosa che io rimasi proprio a ridere tanto, cioè gli dissi: «Vai da tua madre, se ti dà il consenso torna». Ed effettivamente a Pasqua vennero il padre e la madre, seriamente, e la madre gli disse: «Nella tua sventura sei stato fortunato». Era Pasqua e a settembre ci siamo sposati, il giorno 7. Il 7 è il giorno in cui si è fatto l’incidente, ci siamo sposati il 7, è morto il 7, la sua maglia era il 7, cioè è il nostro numero. Con molti sacrifici: si facevano i panini ancora fatti in casa a Viterbo… Poi lo elessero il primo presidente della Federazione e piano piano, piano piano, si è sempre  mantenuto questo [titolo], è sempre stato rieletto presidente.

Lui a 16 anni era il primo di sette figli e perciò all’epoca si doveva lavorare, faceva il muratore e la madre: «Roberto, svegliati, Roberto, va’ a lavorare». Ma lui quel giorno non voleva andare a lavorare. Appena arrivò gli cascò un muro addosso

L’incidente. Lui a 16 anni era il primo di sette sette figli e perciò all’epoca si doveva lavorare, faceva il muratore e la madre: «Roberto, svegliati, Roberto, va’ [a lavorare]». Ma lui quel giorno non voleva andare a lavorare. Appena arrivò gli cascò un muro addosso. Perciò la fine di questi sogni di questo ragazzo… È stata lunga perché è stato con il tiraggio molto tempo, non è stata facile la rieducazione. Ma lui, testardo com’era, si appoggiava alle carrozzine, si trascinava piano piano, piano piano, zoppicava ma mai l’ho visto girare con la carrozzina. Per giocare sì, però quando veniva a casa mia, era un bel tratto di strada, lo faceva a piedi.

Un ragazzo d’altri tempi. Lui disse che era innamorato e io gli dissi: «Io no». Ma lui mi disse: «Io sono innamorato per lei e per me». Era un ragazzo d’altri tempi, non si può giudicare. Veramente oggi farebbe bene alle donne che sono così maltrattate da tutti. È stato un romanzo d’amore, perché [aveva] molto molto rispetto per la famiglia, poi aveva due figlie, era un sogno per lui avere due figlie […]. L’ho sposato perché io non ero mai stata innamorata di nessuno, coccolata dai tre fratelli, loro laureati, mi coccolavano, uscivano la sera, mi portavano un mazzolino di fiorellini. Uscivo da una casa e non avevo avuto avventure, mi sono affezionata a lui. Gli morì il nonno, gli scrissi una lettera, quello che ci misi chi se lo ricorda, lui era proprio preso. E gli dovevi voler bene perché era veramente rispettoso, non era normale.

Come una famiglia. Era tutto un altro mondo, più bello, ci volevamo tutti bene. Lei pensi che la sera dell’ultimo dell’anno chi aveva famiglia, tipo me che ero sposata, avevo il marito, le vedove, gli si dava il riposo e noi giocavamo a tombola con i pazienti la sera. Giù c’era una grande sala al CPO e perciò era una famiglia, si mettevano a letto i pazienti, poi cucinavamo in cucina. Era un altro mondo. Ora sento che maltrattano pure i disabili…

L’inizio dell’avventura sportiva. Il professor Maglio è stato quello che ha creato tutto, perché quella era una clinica privata e perciò il professore Maglio decise di fare questo centro per i disabili insieme al professor Guttmann di Londra. Decisero di fare questa squadra di sportivi e così nacque questo sport, però diviso: chi faceva il ping pong, chi faceva il tiro con l’arco, chi faceva il lancio, il nuoto. Erano vari sport all’epoca. E perciò piano piano, piano piano, si incominciarono a creare delle squadre.

Manovali e agricoltori. Non sapevano nemmeno che malattia avevano, quando passavano sotto casa: chi le aveva mai viste le carrozzine? Mentre oggi c’è l’invalido, diciamo di lusso se vogliamo, perché la macchina, lo scontro… All’epoca c’erano anche quelli della campagna, che cascavano dagli alberi quando raccoglievano gli ulivi, quando tagliavano, proprio i lavori manuali: era un’invalidità diversa, non so se rendo l’idea. […] Poi si vergognavano, mi ricordo, perché in quelle condizioni un uomo… Non è come ora che è normale, no? Invece prima no. Si sentivano diversi. Infatti i primi tempi entravi, cercavi di dirgli qualche cosa, ma...

Ora non è il presidente che ricordano: è l’uomo, perché ha fatto del bene a tutti. Da un corpo martoriato veniva fuori tanta gloria, non so se riesco a spiegare

Le soddisfazioni dell’atleta. Infatti ora non è il presidente che ricordano: è l’uomo, perché ha fatto del bene a tutti. Da un corpo martoriato veniva fuori tanta gloria, non so se riesco a spiegare. Lui aveva un traguardo da raggiungere, non so se rendo l’idea. Infatti si era allargata tanto questa federazione, di soddisfazioni ce ne ha avute pure tante. […] Qualche coppa ce l’ho, quando arrivava era come i bambini, tutti allegri con la medaglia al collo. Era il suo sogno, l’uomo realizzato.

L’amore per Roberto. Con lui ho realizzato giorno per giorno, mi sono innamorata. Gliel’ho detto, non ero innamorata. Ma effettivamente come facevi a non amare una persona così dolce e delicata? Sai quei sogni che chiudi gli occhi e [dici]: ma sto sveglia o sto sognando? Poi gran rispetto. Io ero la moglie, ma tutti mi hanno rispettato, i fisioterapisti… Ancora oggi abbiamo un rapporto stupendo.

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Marson
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Stoke Mandeville
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Il medagliere

  • 1964 Paralimpiadi di Tokyo Atletica- Lancio del disco maschile
  • 1964 Paralimpiadi di Tokyo Atletica- Giavellotto C maschile
  • 1964 Paralimpiadi di Tokyo Scherma in carrozzina - Spada a squadre maschile
  • 1968 Paralimpiadi di Tel Aviv Atletica - Club Throw D maschile
  • 1968 Paralimpiadi di Tel Aviv Atletica - Lancio del disco maschile D
  • 1968 Paralimpiadi di Tel Aviv Atletica - Giavellotto maschile D
  • 1968 Paralimpiadi di Tel Aviv Nuoto - 50m dorso maschile classe 5 (cauda equina)
  • 1968 Paralimpiadi di Tel Aviv Nuoto - 50m rana maschile classe 5 (cauda equina)
  • 1968 Paralimpiadi di Tel Aviv Nuoto - 50m stile libero maschile class 5 (cauda equina)
  • 1968 Paralimpiadi di Tel Aviv Scherma in carrozzina - Spada individuale maschile
  • 1968 Paralimpiadi di Tel Aviv Scherma in carrozzina - Fioretto Individuale maschile
  • 1968 Paralimpiadi di Tel Aviv Scherma in carrozzina - Fioretto a squadre maschili
  • 1968 Paralimpiadi di Tel Aviv Scherma in carrozzina - Sciabola individuale maschile
  • 1972 Paralimpiadi di Heidelberg Scherma in carrozzina - Spada individuale maschile
  • 1972 Paralimpiadi di Heidelberg Scherma in carrozzina - Spada a squadre maschile
  • 1972 Paralimpiadi di Heidelberg Scherma in carrozzina - Sciabola individuale maschile
  • 1964 Paralimpiadi di Tokyo Atletica - Club Throw C maschile
  • 1964 Paralimpiadi di Tokyo Atletica - Slalom open maschile
  • 1964 Paralimpiadi di Tokyo Scherma in carrozzina - Spada individuale maschile
  • 1964 Paralimpiadi di Tokyo Scherma in carrozzina - Sciabola individuale maschile
  • 1968 Paralimpiadi di Tel Aviv Scherma in carrozzina - Spada a squadre maschile
  • 1968 Paralimpiadi di Tel Aviv Scherma in carrozzina - Sciabola a squadre maschile
  • 1972 Paralimpiadi di Heidelberg Scherma in carrozzina - Sciabola a squadre maschile
  • 1964 Paralimpiadi di Tokyo Scherma in carrozzina - Sciabola maschile a squadre
  • 1968 Paralimpiadi di Tel Aviv Atletica - Getto del peso D maschile
  • 1976 Paralimpiadi di Toronto Scherma in carrozzina - Spada a squadre maschile